venerdì 28 gennaio 2011

UNA BARBIE TUTTA SESSO, VIOLENZA E PERVERSIONE


La Barbie è stata disegnata indubbiamente per essere la donna che ogni ragazza avrebbe voluto essere e quella che ogni uomo avrebbe voluto portare nel proprio letto. Il corpo sinuoso, il miraggio platinato quanto irreale dei lunghi capelli biondi, il seno prorompente e scattante, una vita stretta ed una pancia plasticamente arata da ogni imperfezione.

Con questi presupposti negli States degli anni '50, quelli del boom economico, della Ford, delle villette a schiera e della minigonna, si affermò un nuovo ideale di femminilità che sarebbe stato croce e delizia di feticisti ed insicuri, collezionisti e bambini. Una prorompente donna in miniatura che sprizza sensualità e che lascia intravedere lunghe ed atletiche cosce che terminano idealmente nella zona pubica dove si scopre l'arcano della totale assenza di genitali.

Una Barbie eterna vergine da ormai 50 anni, una vergine che però flirta, ha dei figli, lavora, va al mare, guida aerei ed ama gli animali. In questo silente patto di sottintesa quanto incoerente purezza, di mistero mai svelato si insinua Mariel Clayton, fotografa 31enne dell'Ontario, con un solo obiettivo: immortalare la vita sessuale della ragazza senza genitali.

La Barbie fotografata e scoperta dalla Clayton è diversa. Si è trasformata in una sociopatica, frustrata dall'eterno ammiccamento verso un coito mai consumato. Così uccide, impicca, decapita, taglia e cuce le facce degli uomini che la circondano. Dall'irriverente quanto crudo obiettivo della Clayton la osserviamo fare sesso con uomini che poco dopo sgozza. La vediamo mentre schiavizza i poveri eunuchi del suo harem, li scuoia, salvo un minuto dopo fumarsi una sigaretta nuda su un divano di pelle. Cliccate qui per alcune immagini.

Non stiamo scherzando. Tutte le
immagini descritte sono state minuziosamente allestite in minuscoli set fotografici, ricchi di ogni dettaglio scenico e fotografati dalla Clayton. Una ragazza con la passione per i tabù, fosse anche l'ultimo del mondo, fosse anche la vita sessuale delle bambole. Così viene svelato, sfigurato e capovolto uno dei mille miti d'oltre oceano. Come gli anni '50 dell'America sono stati turbati dall'ondata di omicidi per mano dei serial killer degli anni '70. Come i pancake alla glassa di provincia sono stati rimpiazzati dall' lsd e dall'eroina delle grandi metropoli, come Roosvelt è stato seguito dal maccartismo e dal Vietnam, così Barbie è semplicemente impazzita.

Un ulteriore dimostrazione del fallimento del sogno americano oppure semplicemente voglia di correre con la fantasia? Nelle opere di Mariel Clayton ci può essere tutto. C'è qualcosa di perverso, di malsano e di affascinante nei suoi lavori. Qualcosa come mordere la carta stagnola coi denti, come tentare di scoprire se Step e Babi di Moccia si sono sposati e hanno avuto dei figli e sopratutto se hanno acceso un mutuo per comprare i 5 vani dove ipoteticamente potrebbero vivere.

Dopo il sogno, dopo la plastica, viene il reale, l'uomo, la donna in questo caso, coi suoi limiti e la sua brutta follia animale. Anche perchè tutto quello che la Clayton raffigura nei suoi lavori, se ci pensate bene, in qualche parte del mondo, in epoche diverse, è successo davvero o forse sta succedendo mentre leggete.


Claudio Capanni 
(claudiocapanni@aol.com)

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