mercoledì 20 aprile 2011

MIKE GIANT: TATTOO, BUDDHA E BICICLETTA


Sottofondo musicale consigliato: I don't wanna grow up. Quella dei Ramones, breve come questo post. L'originale di Tom Waits, aspro, gretto, roco costituisce comunque una valida alternativa.

Oggi parliamo di Mike Giant, graffittista, tatuatore, writer e illustratore. Uno nato e cresciuto nella Frisco (San Francisco) fra bikers, hip hop ed heavy metal. Una cultura musicale cosmogoniaca che racconta le sfaccettature del carattere di Mike. Uno che nei suoi taccuini ha fissato la summa teologia della street art anni '90 e '00 ingolfando i
suoi personaggi di teschietti, crocine e pistoline.

Alla sua maniera barocca, Giant ci ha ricordato che, prima o poi, tutti dobbiamo morire, sul marciapiede o in camera di rianimazione. anche se siamo supercool e abbiamo il risvoltino ai pantaoloni, le Vans Authentic ai piedi ed il lucchetto della Colnago vintage in vita.



Nella lista di Giant ci sono i graffitari, gli skater, i fix baker, le suicide girl vestite da madonnine e pure qualche buddha meditabondo.
Writer, tatuatore, illustratore di tavole da skate, Mike Giant ha sempre raccontato la sua San Francisco che è anche la nostra: la Frisco di Fecal Face e delle miriadi di gallerie e studi di tatuatori. Le sue influenze sono una raffinata mescolanza di elementi vari, come il folklore messicano, l’iconogafia Heavy Metal, i tatuaggi giapponesi e la teologia buddista.



La sua è in apparenza una simbologia criptica, ma cercando di andare più a fondo osserviamo come tutto germini dai semi della cultura buddhista. Donne dalla bellezza languida e conturbante, segni tribali ed allegorie della morte danzano insieme su di un’affascinante singola superficie. Eros e Thanatos, amore e morte sono due tematiche senza tempo attraverso le quali si muove la logica dell’universo.

Giant spesso disegna affascinanti pin-up vicino a teschi, ossa ed altri simboli di morte. Due principi che coesistono e che trovano nella carne la loro continuità. 



Un altro punto importante della simbologia Giantiana è il culto per la bici. Dopo, teschi, pistole, diavoli e serpenti, è proprio quel veicolo a propulsione muscolare umana e tutto il suo infinito universo di simboli, accessori ed elementi mitologici ad essere puntualmente celebrato nelle opere di un’artista che è anche testimonial di uno dei marchi italiani di bici da pista più prestigiosi nel mondo, la mitica Cinelli.

Non a caso San Francisco è stata la patria del critical mass, la massa critica di quegli sconfinati raduni di bici che grazie al loro numero hanno paralizzato il traffico delle grandi arterie del mondo. 



MIke Giant è uno spaccato vivente di quel pulsante mondo underground californiano che tanto ci manca, un'icona trash urbana che molto ha da insegnare a molte crew italiane in cerca di identità, spacciate, condannate al manierismo ed all'imitazione di provincia. Prima un messaggio, poi un modo innovativo per comunicarlo, purtroppo nel nostro paese l'uno spesso esiste in assenza dell'altro. Amen.


Claudio Capanni 
(claudiocapanni@aol.com)

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