Gesù è una donna. La figlia di Dio è sopra raffigurata all'interno di un'Ultima Cena del tutto particolare. Non si tratta di una semplice piaggeria verso il sesso femminile che oggi, 8 Marzo 2011, cadrebbe a pennello. Si tratta piuttosto di un tentativo di osservare il mondo da un'altra prospettiva, alternativa, inesplorata, innovativa.
Il lavoro che oggi Next vi propone risale al 2006 e fa parte della campagna pubblicitaria realizzata dalla casa di moda francese Marithé François Girbaud.
Attorno all'immagine, all'epoca dell'uscita, si creò grande scalpore ed il risultato fu la sua censura in Italia e successivamente in Francia. La prima istituzione a vietare la riproduzione dell'immagine fu proprio il Comune di Milano, quella Milano capitale della moda, che si trovò nell'imbarazzante posizione di centro fra due fuochi: da un lato la Chiesa cattolica, dall'altro il business della moda.
Il cenacolo femminile venne considerato lesivo del sentimento religioso di tutti i cittadini. Inutile dire che proprio la sua
censura contribuì ad alimentarne il successo e la popolarità nel mondo laico. Una lezione che la Chiesa cattolica, immemore dell'effetto underdog della censura alla riforma luterana, ancora sembra non aver imparato.
Entrando dentro l'immagine osserviamo un tavolo minimale, spoglio, privo di gambe attorno al quale, saldamente sospese nell'aria, fluttuano le dodici apostole immerse in una spazialità grigia, priva di tempo e di ombre che sottolinea la crucialità e l'intensità di un momento eterno ma destinato a finire.
Immediatamente notiamo alcuni dettagli interessanti. Gli abili pubblicitari della Girbaud hanno rivisitato in chiave moderna il cenacolo di Da Vinci offrendo una nuova lettura. Per molto tempo si è pensato che la figura femminile disegnata da Leonardo alla destra di Gesù fosse l'apostolo Giovanni. In seguito al restauro del dipinto il fantomatico personaggio ha riacquistato il suo aspetto femminile trasformandosi in Maddalena. Ad ulteriore riprova di questo c'è il fatto che Leonardo le dipinse vestiti speculari a quelli di Gesù.
Nella rivisitazione moderna la Maddalena si trasforma in un uomo a torso nudo che abbraccia eroticamente un'apostola che lo cinge al fianco. Un vero e proprio rovesciamento totale dei ruoli che da spazio alla lettura "maddaleniana" del cenacolo di Da Vinci.
Attorno all'immagine, all'epoca dell'uscita, si creò grande scalpore ed il risultato fu la sua censura in Italia e successivamente in Francia. La prima istituzione a vietare la riproduzione dell'immagine fu proprio il Comune di Milano, quella Milano capitale della moda, che si trovò nell'imbarazzante posizione di centro fra due fuochi: da un lato la Chiesa cattolica, dall'altro il business della moda.
Il cenacolo femminile venne considerato lesivo del sentimento religioso di tutti i cittadini. Inutile dire che proprio la sua
censura contribuì ad alimentarne il successo e la popolarità nel mondo laico. Una lezione che la Chiesa cattolica, immemore dell'effetto underdog della censura alla riforma luterana, ancora sembra non aver imparato.
Entrando dentro l'immagine osserviamo un tavolo minimale, spoglio, privo di gambe attorno al quale, saldamente sospese nell'aria, fluttuano le dodici apostole immerse in una spazialità grigia, priva di tempo e di ombre che sottolinea la crucialità e l'intensità di un momento eterno ma destinato a finire.
Immediatamente notiamo alcuni dettagli interessanti. Gli abili pubblicitari della Girbaud hanno rivisitato in chiave moderna il cenacolo di Da Vinci offrendo una nuova lettura. Per molto tempo si è pensato che la figura femminile disegnata da Leonardo alla destra di Gesù fosse l'apostolo Giovanni. In seguito al restauro del dipinto il fantomatico personaggio ha riacquistato il suo aspetto femminile trasformandosi in Maddalena. Ad ulteriore riprova di questo c'è il fatto che Leonardo le dipinse vestiti speculari a quelli di Gesù.
Nella rivisitazione moderna la Maddalena si trasforma in un uomo a torso nudo che abbraccia eroticamente un'apostola che lo cinge al fianco. Un vero e proprio rovesciamento totale dei ruoli che da spazio alla lettura "maddaleniana" del cenacolo di Da Vinci.
Un altro dettaglio interessante riguarda la modella che incarna la figura di Giuda. La donna è l'unica delle 12 che guarda fissa in camera, con uno sguardo fantomatico che penetra gli occhi dello spettatore.
Solo lei nell'eternità di quell'istante sà come si concluderà la cena e cosa accadrà in seguito. Solo lei è a conoscenza del tradimento di cui è stata artefice, per questo è pensierosa, circospetta, guarda verso di noi incerta se ammiccare sardonicamente o mostrare una indifferente quanto finta malizia. Una scelta stilistica veramente interessante.
Il dettaglio inciso sul frontespizio destro del tavolo indica la cifra 2006 A.D. accanto alla parola Spring. Bastano queste due parole per riportarci immediatamente nel più prosaico e commerciale mondo della moda, un brusco risveglio per chi si era calato con interesse in questa insolita immagine. Sacro e profano rischiano di avvicinarsi incredibilmente ma è proprio quella scritta che li mantiene ben distinti e distinguibili.
I censori del cenacolo femminile hanno fatto l'errore di confondere significante con significato. La blasfemia attribuita a questa immagine deriva da questo sbaglio macroscopico. Il significato è la drammaticità di un momento quale la cena che precede la crocifissione di Cristo, il suo calvario di uomo, i chiodi conficcati nelle carni, l'umiliazione di morire di fronte alla propria madre in una maniera atroce.
Solo lei nell'eternità di quell'istante sà come si concluderà la cena e cosa accadrà in seguito. Solo lei è a conoscenza del tradimento di cui è stata artefice, per questo è pensierosa, circospetta, guarda verso di noi incerta se ammiccare sardonicamente o mostrare una indifferente quanto finta malizia. Una scelta stilistica veramente interessante.
Il dettaglio inciso sul frontespizio destro del tavolo indica la cifra 2006 A.D. accanto alla parola Spring. Bastano queste due parole per riportarci immediatamente nel più prosaico e commerciale mondo della moda, un brusco risveglio per chi si era calato con interesse in questa insolita immagine. Sacro e profano rischiano di avvicinarsi incredibilmente ma è proprio quella scritta che li mantiene ben distinti e distinguibili.
I censori del cenacolo femminile hanno fatto l'errore di confondere significante con significato. La blasfemia attribuita a questa immagine deriva da questo sbaglio macroscopico. Il significato è la drammaticità di un momento quale la cena che precede la crocifissione di Cristo, il suo calvario di uomo, i chiodi conficcati nelle carni, l'umiliazione di morire di fronte alla propria madre in una maniera atroce.
La cena come momento in cui il traditore Giuda ha già venduto la vita del maestro e amico. Una cena fotografia di molte delle nostre vite, dove spesso sediamo con fiducia accanto ad amici ma anche a subdoli nemici.
Il significante sono le 12 donne, 13 compresa la figlia di Dio, che allestiscono un significato che rimane proprio dei vangeli e che nessuno al mondo potrà equivocare o sradicare. Il significante è unicamente un mezzo, ciò che significa qualcosa e che non è assolutamente la Verità ultima o il messaggio di Cristo.
In questa immagine anzi, il significante aggiunge un surplus alla parola di Cristo. La foto di Girbaud ci dice che Leonardo da Vinci non è l'unico paradigma universale tramite cui rappresentare l'Ultima Cena, un episodio tratto dai Vangeli che esiste in quanto tale e non in quanto rappresentazione.
Il significante sono le 12 donne, 13 compresa la figlia di Dio, che allestiscono un significato che rimane proprio dei vangeli e che nessuno al mondo potrà equivocare o sradicare. Il significante è unicamente un mezzo, ciò che significa qualcosa e che non è assolutamente la Verità ultima o il messaggio di Cristo.
In questa immagine anzi, il significante aggiunge un surplus alla parola di Cristo. La foto di Girbaud ci dice che Leonardo da Vinci non è l'unico paradigma universale tramite cui rappresentare l'Ultima Cena, un episodio tratto dai Vangeli che esiste in quanto tale e non in quanto rappresentazione.
Per una volta in questa immagine storia e religione sembrano accucciarsi attorno a snelle gambe femminili, non volgari ma diafane, erotiche ma composte, non oggetto per occhi affamati ma protagoniste responsabili della propria vita. Non modelle ma Donne. Forse il messaggio di Girbaud era proprio questo. Mettere al centro la figura femminile infrangendo un tabù sociale e non di certo religioso.
Claudio Capanni
(claudiocapanni@aol.com)
Claudio Capanni
(claudiocapanni@aol.com)
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