Anche Firenze ha voglia di dire la sua in termini di street art. Siamo sempre più abituati a vedere la nostra città come una bellissima donna, ormai non più nel fiore degli anni, intenta nel vendere e mostrare le foto di quando era una giovane e seducente ragazza, desiderata, corteggiata ed invidiata dalle sue coetanee. In quel passato meraviglioso, ridondante, unico al mondo, siamo stati la culla del Rinascimento che ha posto le radici per la rinascita dell'uomo e dell'umanesimo. Con un passato incredibile come il suo, questa anziana ma ancora bellissima signora spesso ha paura di affrontare il futuro per paura di perdere anche un solo singolo frammento o ricordo degli anni della sua gioventù.
Così svegliarsi una mattina e vedere da uno dei pennoni di Ponte alle Grazie un uomo di piombo, un grasso stickman, che con un fiero sguardo rvolto verso Ponte Vecchio, sembra voler sfidare la forza di gravità ed accingersi a compiere il passo che lo porterà nelle acque dell'Arno, non è cosa da tutti i giorni.
L'immagine di un istante, una città che
brulica, lo scroscio dell'acqua al di sotto del ponte, i flutti del fiume che si infrangono sulla pietra dei pilastri, le auto, le nuvole in movimento. Ed un uomo sospeso nel vuoto in un'azione che non è mai finita perchè non è mai iniziata, resta incollata al suo eterno compiersi. Questa è l'opera che Clet, il cuore pulsante della street e visual art fiorentina ci ha voluto regalare.
Il merito di un'opera del genere, collocata furtivamente nella notte, si espleta nel principio della dissonanza cognitiva. Un lungarno immutato nei secoli, un Arno che perenne, come il tempo, scorre da miliardi di lune lungo la città ed una figura che non dovrebbe esserci ma che c'è. E ci induce anche solo per un attimo a riflettere. Come un ago che premendo sulla cute ci rende coscienti di essere ancora vivi.
Clet, al secolo Anacleto Abraham, è un'artista francese che da anni, innamorato di questa città, vive e lavora a Firenze. Il suo studio è quella vetrina in S.Niccolò fra il Rifrullo e lo Zoe dove la notte inconsapevoli, passiamo davanti e spesso ci chiediamo che luogo si celi dietro a quel vetro che separa l'arte rinascimentale da quella contemporanea. Clet è l'autore di quegli stickman adesivi che hanno popolato i cartelli stradali della città rendendoli vivi, valorizzandoli ed innestandosi nel quotidiano.
Adesso uno di questi stickman sembra essere uscito da uno dei molti cartelli stradali in cui era stato rinchiuso come un Gesù crocefisso, come un ladro di linee o come una moderna pietà urbana per materializzarsi sul pinnacolo di Ponte alle Grazie. Immobile guarda verso ponte Vecchio o forse oltre di questo, forse pensa al futuro e a come sia bello che per una volta Firenze, la sua città, riesca a essere la scenografia, il laboratorio ideale dove spargere i semi per un nuovo rinascimento creativo. Senza, per questo, scordarsi del passato.
Claudio Capanni
(claudiocapanni@aol.com)
Davvero notevole.
RispondiEliminaBisognerebbe dare più spazio e fiducia a questi "nuovi" artisti. Una città museo può permettersi il lusso di scrollarsi un po' di polvere di dosso.